Vicenda Nuova Cucina Organizzata, la proposta di Federsolidarietà

Nuova Cucina Organizzata, famosa esperienza di inclusione attraverso la ristorazione nel casertano, gestita dalla cooperativa sociale Agropoli, che inserisce al lavoro persone disabili o in altre situazioni di fragilità, ha annunciato lo stop delle attività a partire da gennaio 2020. 
 
Di seguito il commento di Confcooperative Federsolidarietà Campania, rappresentata dal presidente Giovanpaolo Gaudino.
 
Siamo preoccupati per il futuro dei servizi sociosanitari P.T.R.I. Il dibattito mediatico che riguarda il futuro di Nuova Cooperazione Organizzata è il dibattito sul futuro di tutta la cooperazione sociale che – nata o meno sui beni confiscati alla malavita – nelle sue attività coinvolge persone fragili, i cosiddetti svantaggiati, dando loro un’opportunità di vita. Queste esperienze si sostengono con i P.T.R.I. (Progetti terapeutico riabilitativi individuali), finanziati dalle ASL e dagli Ambiti territoriali attraverso i budget di salute. Le gravi distorsioni nella messa a sistema di questa risorsa economica per le nostre cooperative ci hanno spinto, già nel 2018, a cercare un’interlocuzione sul tema. Abbiamo proposto che – come già doveva avvenire – anche i P.T.R.I., da servizi sociosanitari quali sono, fossero inseriti tra quelli per cui le Asl effettuano le anticipazioni ai sensi del decreto della Giunta regionale della Campania n°282 del 2016. Inoltre, abbiamo proposto di strutturare una Cabina di regia regionale sui budget di salute, composta da rappresentati dell’Assessorato regionale alle Politiche sociali e del settore Sanità, degli Ambiti territoriali, delle Asl e del Terzo settore. Essa dovrà occuparsi di risistemare e rilanciare il meccanismo dei budget di salute, vegliando sulla loro destinazione e sulla loro gestione”.
 
L’impianto normativo regionale esiste, le prassi consolidate anche. Bisogna riordinare il sistema per evitare un appesantimento della spesa sanitaria, che invece, con il corretto utilizzo dei budget di salute, registrerebbe una conversione in investimento, con la possibilità di accompagnare persone svantaggiate verso un percorso di autonomia, sotto l’ala degli operatori della cooperazione sociale”.

Non è una proposta che risponde ad interessi particolari, ma allo sviluppo delle nostre comunità e tutti ci dobbiamo sentire chiamati in causa se davvero vogliamo che la Campania non sia più ultima per gli ultimi“.