Le testate giornalistiche organizzate in cooperativa quest’anno dovranno badare alle novità normative sull’equo compenso. Chi eluderà le norme decadrà dai contributi pubblici per l’editoria.
Ma che cosa si intende per equo compenso?
Per arginare la pratica diffusa dello sfruttamento dei freelance e dei collaboratori nell’universo dei media, la legge n 233 del 2012 sancisce che i giornalisti iscritti all’albo titolari di un rapporto di lavoro non subordinato e impiegati in quotidiani, periodici, anche telematici, nelle agenzie di stampa o nelle emittenti radiotelevisive, hanno diritto ad un equo compenso, calcolato sulla quantità e la qualità del lavoro, in linea con quanto disponde il CCNL dei colleghi assunti a tempo indeterminato. La legge prevede l’insediamento di una Commissione per la valutazione dell’equo compenso e per la stesura di un elenco di quanti garantiscono ai propri collaboratori questo diritto.
Comparire in quell’elenco è fondamentale per quanti ricevono contributi pubblici. La mancata iscrizione, difatti, cancella l’accesso ai contributi dello Stato in favore dell’editoria.