Si chiama Campanapa, nasce sotto l’ala di Confcooperative (territorio di Benevento e di Caserta) ed ha l’obiettivo di favorire la conversione della filiera tabacchicola in quella della canapa. A commentare il progetto è il Presidente Francesco Pedicini: “Tornare alla canapa vuol dire coniugare una coltivazione tradizionale orientandola verso il futuro. La Campania, purtroppo, è in grave ritardo rispetto ad altre regioni italiane (in primis Piemonte, Toscana e Puglia), già all’opera nel recupero della coltivazione della canapa sativa. Ricordiamo le enormi potenzialità di una pianta che ha infinite applicazioni, dall’agroalimentare all’artigianato, dall’industria tessile fino a quella farmaceutica ed estetica. Oggi, tuttavia, a causa di una lunga inattività del settore, non riscontriamo una tecnologia adeguatamente sviluppata in grado di sostenere una filiera moderna della canapa. Tra le altre cose, si avverte soprattutto una mancanza di centri di prima e seconda trasformazione. Anche se la trasformazione delle paglie di canapa rappresenta solo una parte del problema: manca ancora in Italia una moderna fase di prima e seconda trasformazione perché con scarsa domanda, nessuno nel tempo ha investito per progettare e realizzare processi di trasformazione di canapuli e fibra di canapa“.
E continua:
“Sottolineiamo però che questo andamento, negli ultimi ann, ha visto una repentina inversione di marcia con la nascita in altre regioni italiane di gruppi che hanno realizzato e continuano a realizzare prototipi e tecnologia avanzata per le lavorazioni. Siamo convinti che questa tendenza di crescita continui parallelamente alla crescita della coltivazione di canapa, che anno per anno sta facendo registrare un trend positivo“.
Campanapa ha tutta l’intenzione di proteggere l’ambiente: le coltivazioni di canapa saranno impiegate sui terreni inquinati, nel tentativo di una bonifica totale, il tutto con uno sguardo attento al mondo del sociale.
