Piano di azione e coesione, Vetritto: “Una sfida impegnativa”

Continuano i lavori per concretizzare a tutti i livelli il Piano di azione e coesione, tanto sostenuto dal ministro Fabrizio Barca. Il 25 luglio scorso, come da programma, Giuseppe Milanese, presidente di Federazione Sanità, Salvatore Vazzano, Silvia Frezza e Giorgio Verdecchia, tutti nella cabina di regia, hanno incontrato Giovanni Vetritto, capo della Segreteria del Ministro Barca. Il ministero non ha fatto segreto delle difficoltà evidenti del percorso da compiere, vista la molteplicità dei livelli istituzionali da coinvolgere. Proprio per questo esiste tutto l’interesse a creare un dialogo diretto e vero con le parti sociali, specie con quelle che vantano una maggiore esperienza, poiché non esistono modelli precostituiti da seguire. Da parte sua, la Federazione è pronta a ripartire su due linee di azione:

  • una a livello centrale, con l’attivazione di un gruppo tecnico di lavoro col supporto di esperti per l’elaborazione, entro questo mese, di un documento da inviare al ministero con l’analisi e la messa a punto degli strumenti giuridici
  • l’altra a livello regionale, col coordinamento di Salvatore Vazzano, che si concentrerà sull’individuazione delle cooperative da coinvolgere, con una stretta sulle quelle aderenti a Federsolidarietà che operano nell’area dell’assistenza agli anziani, senza tralasciare le Asl e gli enti locali. L’idea, comunque, è di organizzare tra settembre ed ottobre eventi regionali ed interregionali per la presentazione del progetto alle parti tutte.

Per ricapitolare il Piano prevede una vera e propria riprogrammazione delle risorse per il Mezzogiorno che incideranno:

  • sull’inclusione sociale (azioni per l’infanzia ed anziani)
  • sui giovani
  • sulla promozione dello sviluppo
  • sull’innovazione delle imprese.

Settori in cui le cooperative associate eccellono da sempre. Per operare, ogni regione dovrà costituire un gruppo di lavoro. Quello campano è stato già composto, e raggruppa i dirigenti di FederazioneSanità e Federsolidarietà, che vantano anni di esperienza nella cooperazione. La necessità ora è applicare le linee guida nazionali è capire quali cooperative nostrane saranno in grado di strutturarsi e fronteggiare la richiesta di servizi. In gioco c’è la ristrutturazione di 330 milioni di euro provenienti dalla Comunità Europea, ai fini dello sviluppo dei servizi socio-sanitari per gli anziani. Il target da raggiungere, si precisa nel documento diramato dal Dicastero del ministro Barca, è di assistere, entro il  2015, il 3,5% degli anziani in ADI, creando così un servizio socio-sanitario nei fatti ancora mancante nella realtà italiana. Infatti l’assistenza ai fragili – e in particolar modo agli anziani – nel nostro Paese, è attualmente affidata alle cure ospedaliere o ricade interamente sulle spalle delle famiglie.