La Fattoria Fuori di zucca non deve chiudere. Solidarietà al team

“È vero che bisogna proprio essere fuori di zucca per realizzare una fattoria in un manicomio, ma bisogna essere ancora più fuori di zucca per non accorgersi di quanto sia bello restituire l’ex manicomio come bene comune alla gente presente e futura”.  La scritta campeggia sull’uscio della Fattoria sociale Fuori di zucca, gestita dalla cooperativa Un fiore per la vita e sorta intorno ai vecchi locali dell’ex manicomio di Aversa.

logo-furi-zucca-aversaLa vedi subito quella frase, la noti se solo ti accosti curioso.  I cartelloni fanno luce su una storia antica, anche triste: l’isolamento dei malati di mente, fino alla rivoluzione di Basaglia, fino alla cooperazione che della rivoluzione ha fatto un mestiere – missione.

Da anni il team della Fattoria impiega nella terra chi vive il disagio della malattia mentale. Perché? Perché è dai profumi e dai colori che si riprende a vivere.  Dal contatto umano, dalla responsabilità di un piccolo grande incarico. È una regola non scritta, ma è un principio cristiano, umano, anche scientificamente testato.

La Fattoria è un piccolo paradiso, una specie di oasi nello squallore della provincia.  Ettari e ettari di terreno. Una visione inebriante per noi di Confcooperative Campania che ci siamo stati mesi fa in occasione di un seminario sull’agricoltura sociale.

Credevamo – speranzosi – in un’amministrazione pubblica responsabile, che prima o poi i cooperatori avrebbero ottenuto tutto lo spazio,  invece apprendiamo che rischia lo sfratto dall’Asl di Caserta.  Un atto incomprensibile visto che la cooperativa non è morosa.

Una realtà come Fuori di zucca non può, non deve chiudere!

Confcooperative Campania è vicina ai cooperatori, come lo è il Comitato don Peppe Diana, rete di cui Fuori di zucca fa parte.

“Lo sfratto ordinato dall’ASL risulta assolutamente incomprensibile. La Cooperativa non solo paga un fitto di 1200 euro mensili ma ha riqualificato e restituito alla collettività un bene pubblico che era stato completamente trascurato. E’ sentinella di legalità e ha evitato che l’area nell’ex manicomio diventasse uno dei tanti spazi deserti e dimenticati” si legge nel comunicato diramato dal Comitato don Peppe Diana.

Noi lo sottoscriviamo, idealmente perché ci siamo stati, perché abbiamo visto.

Inoltre, ogni anno la cooperativa apre i cancelli ai bambini del territorio, anche a quelli segnalati dagli assistenti sociali. Assumono, danno lavoro quelli della cooperativa. Quest’ultima conta ben 15 dipendenti e si fregia del riconoscimento che la Fattoria ha ottenuto a livello internazionale e nazionale.

Tutti i titoli, i premi e le attività sono qui on line sul sito di Un fiore per la vita.

Come mai le cose migliori devono sempre combattere per vivere?