Luigi-Marino

Consiglio nazionale, Luigi Marino: “I cooperatori sono persone responsabili”

Luigi-MarinoDurante il Consiglio nazionale,  del 13 dicembre 2012, al Palazzo della cooperazione, Luigi Marino ha letto una relazione di cui gli addetti alla comunicazione del nazionale hanno offerto una sintesi efficace. Ve la riproponiamo di seguito
Occorre economia e mentalità più avanzata
…Un Paese che non riesce a crescere in modo significativo da oltre 20 anni, non può darne la colpa solo a fattori macro economici e ad aspetti particolari della nostra vita collettiva. Non può neppure addebitare tutto ai governi che si sono succeduti nella prima e nella seconda repubblica.

…Dobbiamo accettare l’idea che ci sono anche problemi di cultura, di mentalità, di valori e non valori, di fievole senso civico, di poca energia. A noi serve un’economia più avanzata, una produttività e competitività più avanzata, un’istruzione e una ricerca più avanzate, un’occupazione femminile più avanzata, una internazionalizzazione delle imprese più avanzata, un Welfare di comunità più avanzato, l’applicazione di tecnologia più avanzata, una coesione sociale dinamica e più avanzata…

…All’Italia occorre una vera stabilità, cioè un governo che governi incisivamente, coerentemente, con lungimiranza. Serve che tutte le forze politiche, condividano e tutelino, senza sbandamenti, gli interessi nazionali, diversamente da quanto avviene.

…Sia come Confcooperative e Alleanza delle Cooperative Italiane e sia nel raggruppamento con ABI, ANIA, Confindustria e Rete Imprese Italia, ripetutamente ci siamo assunti la responsabilità di richiamare leaders e partiti al bene comune. Ci siamo assunti la responsabilità di sollecitare il Governo e la politica ad operare con risolutezza le scelte indispensabili per evitare il peggio e per tenere un percorso di riequilibrio e quindi di ripresa. Questa responsabilità c’è sempre. Si accentua in tempi di politica debole

Indispensabile recuperare produttività
…Singoli miglioramenti non garantiscono che è cominciata la guarigione. Ricapitoliamo. L’Italia ha perso l’1,4% del PIL nel 2008 e il 5,1% l’anno successivo. È cresciuta del + 1,3% nel 2010 e del + 0,4% nel 2011. Ma quest’anno siamo daccapo, con una perdita del – 2,5% circa e con una perdita ulteriore prevista anche l’anno venturo. Sappiamo ormai che la crisi è lunga.  Non ha i tempi di quelle congiunturali, perché comporta una trasformazione profonda di assetti economici e politici nel mondo…

…Capiamo meglio perché l’enfasi sull’indispensabile aumento di produttività e sulle capacità di export dell’economia italiana. In Italia il recupero della produttività persa negli ultimi decenni non è cominciato ancora. Le nostre banche si sono rivelate più solide di quelle di altri Paesi. Ma sono anch’esse condizionate dalla crisi secondo diversi profili strutturali. La capacità di risparmio diminuita degli italiani condiziona la liquidità. Le sofferenze continuano a crescere e ci vorrà tempo per smaltirle. Le banche devono comprare quantità crescenti di titoli del debito pubblico italiano. L’impatto di Basilea III, speriamo rinviato, porterà comunque ad impieghi più selettivi…

No all’indebitamento, occorre capitalizzarsi
…Nell’ordinamento fiscale italiano indebitarsi è stato a lungo più conveniente che capitalizzarsi. Occorre che le imprese aumentino il loro grado di indipendenza dalle banche: accrescendo la capitalizzazione e l’autofinanziamento. Avere meno bisogno di credito e avere più merito di credito è la formula in sintesi…

Lo scatto per uscire dalla depressione economica
…Anni fa, prima della crisi, noi, e pochi altri, lanciavamo l’allarme del declino. Restammo inascoltati. Se si fossero fatte allora le riforme strutturali ineluttabili, come ad esempio una riforma Fornero delle pensioni, o adottato il pareggio di bilancio obbligatorio, o intrapresa una riduzione strutturale del debito pubblico, forse avremmo invertito la tendenza. Invece siamo caduti dalla non crescita nella depressione economica…

…Eppure non siamo – certo – il Paese cha ha subito i danni maggiori dalla crisi.
Non siamo nemmeno tra i Paesi che stanno facendo i sacrifici più pesanti. Siamo però un Paese che ha perduto il suo slancio, e non riesce ancora a ritrovarlo.  Anzi una parte dell’Italia si comporta come un paziente che rifiuta le medicine e contesta il medico che lo guarirebbe. È difficile districare l’intreccio di debolezze economiche e di debolezze demografiche…

…Però il declino non è un destino inesorabile e inarrestabile. La grande frenata e la difficoltà di ripartenza dipendono da nostri errori. Le difficoltà di ripresa dipendono da altri errori in Europa e dalla stessa Unione europea. Gli errori che abbiamo fatto possiamo correggerli. Possiamo stare attenti a non ripeterli. Possiamo imparare la lezione. Possiamo cambiare i nostri comportamenti collettivi…

…Possiamo conservare ed esaltare i talenti tipicamente italiani. Ma dobbiamo diventare italiani più seri, più responsabili, con più senso civico, più capaci di provvedere ordinatamente al futuro…

…Sono all’opera grandi forze propulsive: il progresso tecnologico; l’innovazione diffusa e il fai da te; le risorse private disponibili per sfide di benessere collettivo (le prime forme di solidarietà globale); il “miliardo degli ultimi”, che ha cominciato il suo esodo dalla miseria e si avvia a diventare un miliardo emergente…

…La moltiplicazione delle capacità di trasporto, di comunicazione, e delle informazioni, porterà conoscenza reciproca, comprensione, cultura, addestramento a capire esigenze diverse e lontane. Questo è il nostro mondo, il mondo di noi sette miliardi di umani, di noi 60 milioni (meno dell’1%) di italiani…

Noi cooperatori non ci piangiamo addosso. Siamo gente che ci prendiamo le nostre responsabilità
…Combattiamo contro ciò che non va nel mondo e riportiamo l’Italia nel flusso della vitalità emergente. Incalziamo l’Europa affinché faccia le scelte necessarie, vere scelte di integrazione politica, e diventi “non” un luogo di contagio della crisi, additato come un untore globale, ma la potenza più evoluta nel mondo. Facciamo la nostra parte come cooperatori. Perché noi cooperatori non siamo gente che si piange addosso. I cooperatori si prendono tutte le loro responsabilità. Aiutano gli altri a fare altrettanto. Penso che questo sia un buon augurio, per tutti noi, guardando al Natale e alla vita che continua e si rinnova.