Welfare: un altro modello è possibile

Pubblichiamo un editoriale di Confcooperative Campania sulla visione delle politiche sociali in provincia di Caserta. L’editoriale è a firma di Ciro Maisto, presidente del Comitato territoriale di Caserta e consigliere di Confcooperative Federsolidarietà Campania

Caserta – Sono anni che lo diciamo. Un altro modello per il welfare e per le politiche sociali è possibile, ma soprattutto è necessario. Un modello che non cali dall’alto gli interventi, ma che venga progettato e realizzato a partire dai bisogni reali dell’individuo e a cui il Terzo settore può e deve rispondere. Rispondere facendo ricorso alla sua grande capacità di essere duttile, di fare rete e di offrire variegate possibilità terapeutiche. Un welfare community, capace di fare della comunità locale l’elemento centrale per il cambiamento della persona fragile ma anche del territorio stesso.

È evidente che le modalità con cui oggi vengono pensati i servizi alla persona sono semplicemente un’applicazione formale più che sostanziale di quanto previsto dalla legge 328 del 2000. Tavoli di concertazione deserti o convocati il giorno prima dell’approvazione del piano sociale di zona, una mancata discussione su ciò che nei territorio avviene, un mancato controllo dei servizi erogati: insomma, nessuna reale programmazione, nessuna reale concertazione. Possiamo dire con forte convinzione che gare di appalto, capitolati, disciplinari sono l’antitesi di ciò che il Terzo settore dovrebbe essere, rendendo in molti casi anonime le azioni sociali o addirittura inutili gli interventi messi in campo.

C’è bisogno di un modello nuovo, che promuova il legame con il territorio e la qualità dei servizi, che faccia emergere chi questo mestiere lo fa per scelta, chi sceglie di essere cooperatore sociale prima ancora che manager, educatore prima che operatore. Un sistema che faccia emergere chi ha buone idee per la crescita dei territori prima ancora delle proprie imprese, perché è chiaro che solo sviluppando i nostri territori e generando economia sana che le nostre imprese potranno migliorare e strutturarsi.

Il modello dei budget di salute

I budget di salute sono stati in questi anni l’alternativa al modello del welfare costruito a colpi di gare e di appalti, senza alcuna co programmazione e co progettazione. A gran voce, da oltre 10 anni, Confcooperative e le cooperative che rappresenta affermano che il sistema dei budget di salute è l’antidoto a quei modelli di gestione dei servizi sociali e socio sanitari deviati e che rendono core-business non la cura della persona, ma la retta del Comune o della ASL.

Le cooperative sociali che hanno scelto questo modello lo hanno applicato mettendo in campo interventi sociali veri, sostenibili, capaci da un lato di ripagare il lavoro di chi li mette in atto e dall’altro di offrire risposte reali, di cura e di sostegno per i destinatari. E questo nonostante siano state lasciate sole dagli Ambiti territoriali, sia sotto il profilo economico (ritardi nei pagamenti di oltre 24 mesi) che sotto il profilo metodologico. Troppe volte gli Ambiti hanno prestato il fianco ai grossi centri di riabilitazione, a cooperative che promuovevano, al contrario, il sistema degli appalti, svilendo qualsiasi forma di slancio verso sistemi più innovativi.

Il modello dei budget di salute va da tutt’altra parte. Se il sistema è applicato secondo le linee guida (DGR Campania 483/12) con il coinvolgimento e la collaborazione di Ambiti, Asl e gestori dei servizi sociali, vi è una migliore risposta non solo in termini terapeutici ma anche notevoli risparmi in termini di spesa socio sanitaria.

Sono diverse le esperienze in provincia di Caserta nella rete di Confcooperative Federsolidarietà Campania che sono state pubblicamente riconosciute come modello di eccellenza nella gestione dei budget di salute. Cooperative che hanno creato una rete di economia sociale attraverso la gestione di beni confiscati, beni comuni e non solo, ma soprattutto che hanno fatto della cura e dell’inserimento lavorativo dei soggetti fragili il loro vero obiettivo. Sono nati impianti di trasformazione di prodotti agricoli, cantine, frantoi, ristoranti, si è rilanciata una nuova idea di turismo e di agricoltura sociale. Si è fatto impresa mettendo al centro le persone e i territori in un’unica grande equazione che ha avuto come risultato la sostenibilità economica e sociale delle comunità locali e delle sue persone.

La provincia di Caserta ha oggi la possibilità di riscattare se stessa investendo con forza sul modello dei budget di salute per declinare le politiche sociali. C’è però bisogno di un grande lavoro di rinnovamento, riassestando le derive di questi anni e ricalibrando alcuni aspetti delle linee guida che dopo dieci anni risultano superati. C’è anche bisogno che gli Ambiti si riapproprino del loro ruolo centrale nella gestione delle politiche sociali territoriali, affiancando e sostenendo le realtà del Terzo settore positive e favorendo la nascita di nuove progettualità che alla lunga porterebbero non solo risultati terapeutici e sociali di valore, ma anche risparmio economico. Come cooperatori sociali e come dirigenti di Confcooperative saremo in prima linea per provare (come stiamo facendo da tempo) a rilanciare questo sistema e a promuove Tavoli di confronto per il bene delle cooperative e delle persone fragili e per sollecitare al lavoro di rete tra Terzo settore, enti pubblici e utenti.