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Staffetta generazionale: l’analisi dettagliata di Umberto Amoroso

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Dopo la firma di ieri dell’accordo tra le parti sociali e la regione Campania per l’avvio della Staffetta generazionale Umberto Amoroso, presidente Federlavoro e Servizi Confcooperative Campania ha analizzato più nel dettaglio l’istituto giuridico.

«Sulla scia del modello francese che ha deciso di scommettere sul contrat de génération, dopo la Lombardia, finalmente anche la Campania  potrà sperimentare  il contratto generazionale. La crisi sembra stia dando un nuovo impulso allo scambio anziani-giovani. Ad incidere,  la riforma delle pensioni che ha allungato la permanenza al lavoro, ma anche, probabilmente,   la ricerca di nuove forme di solidarietà tra generazioni . Pare infatti che i vecchi sistemi, con i giovani che pagavano le pensioni, non abbia retto di fronte ai mutamenti demografici. In questo scenario, le aziende scalpitano. Hanno bisogno di abbassare i costi (un lavoratore giovane costa meno) ma anche di ristrutturarsi per ricercare nuove vie competitive nel mercato, e  inoltre non hanno più a disposizione lo strumento dei pensionamenti anticipati. La staffetta generazionale nasce da questo anche se va specificato che la staffetta non crea nuova occupazione ma stimola il turn over».

E continua:

«Più che un contratto-staffetta che dà l’idea del passaggio del testimone, parlerei di contratto ponte tra generazioni. Nelle cooperative campane un anziano con meno di 36 mesi di distanza dalla pensione potrà accettare volontariamente di passare al part time con la possibilità di svolgere anche una funzione di tutor nei confronti del giovane che verrà assunto come apprendista. L’anziano riceverà uno stipendio dimezzato, ma i contributi ai fini del calcolo dell’assegno pensionistico saranno integrati dallo Stato, o meglio dalla Regione, utilizzando le risorse di un fondo europeo per il reimpiego».

«È una misura di politica attiva per il lavoro che può funzionare. Viene incontro alle esigenze delle cooperative di ridurre i costi, fa entrare i giovani nel mercato del lavoro, e soddisfa la domanda dei lavoratori più anziani di un “decalage” lavorativo verso la pensione».