Decreto Balduzzi: le osservazioni di FederazioneSanità

Il decreto messo a punto da Renato Balduzzi, ministro della Salute, rivoluziona, non poco, il mondo della medicina di base.  Dalla responsabilità professionale e la valutazione dell’operato del medico secondo linee guida nazionali, fino ad una riorganizzazione territoriale della medicina di base, con l’obbligo per i medici di base di essere reperibili 24 ore su 24. (Qui l’articolo guida pubblicato sul Sole 24 ore).

Una stretta concepita nell’ambito di un principio di efficienza e di risparmio, su cui non è mancato il commento di Giuseppe Milanese, presidente nazionale di FederazioneSanità, che spinge verso una logica di sistema tale da oliare l’assistenza primaria sui territori.
«Riconosciamo al Dl Balduzzi il merito di cominciare finalmente a parlare di assistenza primaria e territoriale. È sicuramente positivo partire dal riordino della medicina generale come cardine dell’opera di ammodernamento, ma tutto ciò potrebbe non bastare. Occorre fare uno scatto in più per realizzare una logica di sistema territoriale, senza la quale si rischia di vanificare l’intera operazione»
«L’idea di ammodernamento, contenuta nel decreto, per poter trovare realizzazione, deve avere uno scatto ulteriore: la realizzazione di un sistema sanitario nuovo sul territorio, che si articoli anche in forma “aziendale”, che dia personalità giuridica e quindi capacità di sviluppo alle aggregazioni di professionisti. Sul territorio, l’assistenza primaria deve trovare – aggiunge Milanese – una sua organicità in un sistema di rete dove interagiscano: medici, farmacisti e i vari operatori delle forme sussidiarie al welfare».
«La cooperazione, con le sue caratteristiche tutelate dalla Costituzione, di democraticità e mutualità, – continua Milanese – è il modello societario che più si attaglierebbe a queste forme di aggregazione territoriali. Inoltre sollecitiamo regole certe per l’assistenza domiciliare, livello essenziale per garantire un’alternativa credibile all’ospedalizzazione. L’ADI è ancora la cenerentola del nostro SSN, con migliaia di operatori e assisti delle nostre cooperative affidati all’estemporaneità di gare pubbliche, che seguono spesso logiche di aggiudicazione al massimo ribasso».
«La logica nuova non può che essere la realizzazione di una rete di unità operative multifunzionali di cure primarie, visibili e distribuite sul territorio, per portare il servizio vicino ai luoghi di vita e di lavoro dei cittadini. Anche in Spagna e Inghilterra, paesi che adottano lo stesso modello di SSN italiano – conclude Milanese – si assiste allo sviluppo di tali forme consortili territoriali».

Qui la circolare informativa su tutta la normativa