Agnese Salerno, Natan edizioni: «Da 0 a 100, far parte di una rete conta 100»

Agnese Salern0
Agnese Salern0

Con il reportage “La valigetta dei mestieri” (leggine qui) Natan edizioni ha raccontato l’Italia che avanza, quella che zitta zitta cerca di reagire alla crisi e di far da sé.  Una testimonianza interessante – diremmo necessaria – soprattutto perché a realizzarla sono stati due professionisti che anni fa hanno compiuto la stessa scelta degli intervistati: cavar dalle tasche il talento e mettere su un’impresa.
Per questo abbiamo chiesto ad Agnese Salerno, amministratore e direttore editoriale della Natan, di raccontarci le impressioni a margine dell’avventura con Gioc (Gioventù operaia cristiana).

Prima che comunicatori, siete cooperatori. Ragazzi che anni fa hanno scelto di fare del proprio talento un’impresa. Vi siete riconosciuti, in qualche modo, nelle storie dei giovani che avete intervistato?

Quanto a me, sì, un po’ nella prima intervista. Ho una laurea in Filosofia che non ho mai pensato di usare secondo le vie canoniche (insegnamento, ricerca e simili). Ma che mi torna utile più di quanto potessi  immaginare.

A leggere bandi, circolari ministeriali e regionali, pare che lo Stato spinga forte verso l’autoimprenditorialità, sebbene non sia proprio quello l’input che la generazione degli under 35 ha ricevuto, e nemmeno quella prima. Ma di necessità si fa virtù ed ecco che tanti uniscono le forze. Che ve n’è parso dalle esperienze raccolte? Mi pare che l’entusiasmo sia più forte delle perplessità…

No, la nostra generazione (e anche quelle prima di noi) non ha ricevuto affatto stimoli all’autoimprenditorialità. Anzi. Essere imprenditori è troppo scomodo in questo Paese. Però è vero che al di là delle apparenze c’è una nuova consapevolezza della dimensione lavorativa nelle giovani generazioni. Non si può continuare a vivere tra gli estremi del pendolo: il lavoro come qualcosa da subire (con il precariato, lo sfruttamento etc.) o da chiudere in un angolo della propria esistenza e proteggere a suon di rivendicazioni (come per chi ha un lavoro sicuro e stabile). Il lavoro è parte della nostra vita e, come le schede GIOC contenute nella “valigetta” mostrano, anche della nostra vocazione. L’autoimprenditorialità e la cooperazione rispondono a queste nuove esigenze.

Quanto conta per un ragazzo disoccupato ma talentuoso far parte di una rete?

Da 0 a 100, 100. Non solo per i disoccupati. La rete è la condizione per esprimere le proprie potenzialità ed è anche un’ancora nei momenti di secca. Ecco perchè fare cooperazione ha un significato ulteriore se la si fa in un’associazione di categoria di Confcooperative e l’Alleanza delle Cooperative.

 Gestite una cooperativa editoriale. Per chissà quale stranezza, pare che tutti vogliano lavorare nel mondo del giornalismo, dell’informazione e dell’editoria, dimenticando che per essere imprenditori occorrono tante altre doti.

Si, sulla comunicazione e l’editoria ci sono parecchi miti. Molti sognano di essere l’editore che baciato dalla fortuna, becca il Tomasi di Lampedusa di turno e ascende nel gotha dell’editoria. Non è così. Anche per fare comunicazione ed editoria – da imprenditori, s’intende –  bisogna avere ben presente dove si agisce e quali bisogni si possono soddisfare con la propria impresa. Inutile pensare di vedere condizionatori agli eschimesi.

 Se doveste dare dei consigli a chi aspira ad intraprendere la vostra stessa strada, cose direste?

Puntare in alto e fare squadra. Può bastare.

Cooperazione giovane in Italia, Cooperazione giovane in Campania. Due pesi e due misure, o è solo uno slogan vuoto che necessita di verifiche volta per volta?

La cooperazione giovane in Campania ha un significato in più rispetto a quella italiana: la Campania ha un “patrimonio” di giovani da mettere al riparo dalla catastrofe della desertificazione lavorativa. Per non parlare delle zone interne della Campania, che hanno meno giovani all’attivo, ma nelle quali cooperazione giovane significa più lavoro, più nuclei familiari, insomma il futuro di un territorio che altrimenti diventerà pascolo erboso. Dio non voglia.

 APPROFONDIMENTI:

Natan Edizioni nasce nel 2009 nell’ambito del Progetto Policoro dell’Arcidiocesi di Benevento dall’incontro di due professionisti della comunicazione istituzionale e d’impresa: Nicola De Ieso e Agnese Salerno.

Nicola De Ieso è laureato in Tecnica Pubblicitaria. Già direttore tecnico per sei anni di Achab Med, società del gruppo nazionale di comunicazione ambientale Achab Group.

Agnese Salerno è laureata in Filosofia. Giornalista specializzata in Comunicazione Pubblica, è stata corrispondente per testate locali e nazionali, poi consulente per società pubbliche e private.

Ritrova Agnese e Nicola su www.nataedizioni.it